"Le cose che voglio: di Max Payne” così recita il nostalgico investigatore all’inizio della seconda parte del gioco. Ed è forse proprio la stessa domanda che rimbomba nella testa di ogni giocatore in quel momento, perché uno dei sequel più attesi della stagione lascia l’amaro in bocca per quello che non è riuscito ad offrire al di là dei suoi innegabili meriti.
Certo va subito detto che The Fall of Max Payne si può considerare come un promettente passo in avanti rispetto al precedente capitolo, ma proprio per questo l’amaro non è mai stato così amaro. Max Payne 2 si allaccia, naturalmente, al primo episodio: dopo un processo legale, inaspettatamente, Max si vede premiare per il suo lavoro di pulizia svolto a spese di una potentissima organizzazione, diventando una delle colonne portanti della DEA, gruppo antidroga. Ma Max, uomo d'azione, non può coprire un ruolo che non sente suo e decide di dimettersi, per tornare all'unico lavoro davvero capace di fare: lo sbirro di quartiere, che combatte la criminalità per calmare i sensi di colpa con cui è costretto a convivere dopo la tragica morte della sua famiglia, uccisa da una banda di tossicodipendenti. E’ proprio nel corso di una normale chiamata, che inizia la nuova avventura di Max Payne. Arrivato sulla scena del crimine, il nostro eroe si ritroverà nuovamente, coinvolto in una terribile storia di ricatti, spionaggio e violenza: una spirale che risucchierà il protagonista e tutti coloro con cui avrà a che fare, compresa la rediviva Mona Sax, creduta morta e invece viva e bella co-protagonista (giocabile) del secondo episodio.
